Articolo scritto in collaborazione con la rivista culturale Eroica Fenice.
Nella penisola iberica, il processo di aggregazione territoriale e di rafforzamento dell’istituzione monarchica si realizzò nel quadro del fenomeno indicato con il nome di reconquista spagnola, vale a dire l’operazione di espansione militare intrapresa a partire dagli inizi dell’XI secolo da alcuni regni cristiani del Nord della penisola, ovvero Castiglia, León, Navarra, Aragona, Contea di Portogallo e Contea di Barcellona, ai danni dei territori musulmani del Centro-Sud, detti dagli arabi al-Andalus, da cui l’odierna Andalusia. Il Califfato di Cordova, fondato dalla dinastia omayyade nel 755, si era infatti progressivamente frammentato in una serie di piccole signorie territoriali autonome e in concorrenza reciproca, che dalla seconda metà dell’XI secolo erano state oggetto di pressioni e attacchi da parte dei regni cristiani settentrionali.
Le spedizioni militari antimusulmane durarono diversi secoli e furono caratterizzate dall’alternanza di successi e sconfitte, soprattutto a seguito della affermazione sui territori dell’ormai decaduto Califfato di Cordova di due potenti imperi berberi, quello degli Almoravidi e quello degli Almohadi, i quali opposero ai cristiani una forte resistenza, riuscendo a sottrarre loro numerose città. In questo contesto storico, che coincideva con l’esperienza delle crociate, la reconquista assunse il carattere di guerra di religione tra cristiani e musulmani e conobbe un momento decisivo nella battaglia di Las Navas de Tolosa nel 1212, nei pressi di Cordova, nel corso della quale gli eserciti cristiani sbaragliarono gli avversari. Da quel momento la graduale avanzata verso sud, guidata in particolare dai regni di Castiglia e León, che nel 1230 si unificarono in un unico regno, e di Aragona, procedette senza sosta, lasciando ai musulmani il controllo del solo Sultanato di Granada.
L’organizzazione dei regni cristiani
Il processo di espansione attuato dai regni cristiani fece sì che, alla fine del XIII secolo, l’assetto territoriale della penisola iberica fosse radicalmente mutato rispetto agli inizi della reconquista: il Regno di Castiglia e León aveva annesso l’Andalusia, arrivando fino a Siviglia, e si era affacciato sul mar Mediterraneo; il Regno d’Aragona si era ampliato in direzione della costa orientale e nel Mediterraneo, annettendo la Contea di Barcellona, le isole Baleari, la Corsica, la Sardegna; il piccolo Regno di Navarra si estendeva invece nella zona a ridosso dei Pirenei ed era conteso dalla Francia; infine la Contea di Portogallo, che era sorto in seguito alla separazione dell’omonima contea dal León nel corso del XII secolo, aveva conquistato gran parte del versante atlantico.
In tutti i regni cristiani della penisola iberica, analogamente a quanto osservato nei casi francese e inglese, il rafforzamento del potere monarchico si basò sull’instaurazione di sistemi amministrativi centralizzati, e questo causo lo scontro con le strutture feudali presenti al momento della costituzione dei regni: i grandi signori laici ed ecclesiastici erano infatti decisi a difendere la loro autonomia e i loro privilegi. Fu così che, tra il XIII e il XIV secolo, i sovrani di Castiglia, Aragona e Navarra acconsentirono a instaurare un dialogo con le principali componenti della società iberica attraverso l’istituzione di parlamenti, chiamati Cortes, in cui sedevano i rappresentanti dei baroni, della Chiesa e delle città, e che acquisirono un peso politico di una certa rilevanza, esercitando poteri legislativi e finanziari.