L’intelligenza artificiale sta rapidamente cambiando il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e impariamo. Anche la scuola, inevitabilmente, è coinvolta in questa trasformazione. Tuttavia, l’Italia si trova davanti a un paradosso: mentre l’IA diventa parte integrante della quotidianità, la maggioranza degli insegnanti non ha ricevuto alcuna formazione specifica su come utilizzare l'intelligenza artificiale a scuola. Si stima che oltre il 60% dei docenti italiani non sia ancora preparato ad affrontare le sfide e le opportunità legate a questa tecnologia.

Il dato non sorprende se si considera che l’introduzione dell’IA nel sistema scolastico è avvenuta in modo spontaneo e disomogeneo, spesso spinta dall’iniziativa personale dei singoli insegnanti piuttosto che da una strategia istituzionale. Ma cosa comporta, in concreto, questa mancanza di formazione?

L’IA entra in classe, ma i docenti restano ai margini

Negli ultimi anni, strumenti basati sull’intelligenza artificiale sono entrati silenziosamente nella vita scolastica: assistenti digitali, piattaforme di correzione automatica, software di supporto all’apprendimento personalizzato. Tuttavia, senza una formazione adeguata, molti insegnanti si limitano a utilizzare questi strumenti in modo superficiale, senza conoscerne realmente le potenzialità o i limiti.

La maggior parte dei docenti italiani continua a insegnare con metodi tradizionali, integrando solo in minima parte tecnologie avanzate. Questo approccio prudente è comprensibile, ma rischia di lasciare la scuola indietro rispetto all’evoluzione culturale e tecnologica del mondo esterno.

Le radici del problema

La mancanza di formazione sull’IA deriva da un insieme di fattori che si sono accumulati nel tempo.

  • Assenza di un piano nazionale strutturato: le iniziative formative dipendono spesso dalla volontà dei singoli istituti, generando un quadro frammentato.
  • Disparità tra scuole: quelle con maggiori risorse riescono a organizzare corsi e workshop, mentre altre non dispongono di fondi o personale qualificato.
  • Scarsa consapevolezza istituzionale: in molti casi l’IA viene ancora percepita come un tema “futuristico”, non come un’urgenza attuale.
  • Resistenze culturali: una parte del corpo docente guarda con sospetto all’intelligenza artificiale, temendo che possa sostituire la figura dell’insegnante o alterare il rapporto umano con gli studenti.

Il risultato è che le scuole si muovono a velocità diverse, e il divario digitale tra docenti rischia di ampliarsi.

Le conseguenze per studenti e didattica

Quando gli insegnanti non sono formati, l’intero sistema educativo ne risente. L’IA potrebbe infatti rendere l’apprendimento più flessibile e personalizzato, ma senza competenze adeguate questi vantaggi restano teorici.

Gli studenti, abituati a vivere in un mondo digitale, trovano spesso una scuola che parla un linguaggio diverso dal loro. Mancando una guida consapevole, finiscono per utilizzare la tecnologia in modo passivo, senza sviluppare spirito critico o capacità di discernimento.

Inoltre, la mancanza di competenze sull’IA limita la capacità dei docenti di educare i giovani alla cittadinanza digitale: un tema cruciale in un’epoca in cui l’informazione è mediata da algoritmi e intelligenze automatiche.

Le competenze del docente del futuro

Per colmare il divario formativo, non basta insegnare ai docenti a “usare le nuove tecnologie”. Serve un cambio di prospettiva: l’obiettivo deve essere quello di sviluppare una competenza digitale critica.

Un insegnante formato sull’IA dovrebbe:

  • comprendere come funzionano gli algoritmi e come influenzano la società;
  • saper integrare strumenti intelligenti nella didattica per migliorare l’apprendimento;
  • conoscere i principi etici legati all’uso dei dati e alla privacy;
  • insegnare agli studenti a interagire con l’IA in modo consapevole, valorizzando la creatività e il pensiero umano.

L’intelligenza artificiale non sostituirà mai la sensibilità e l’empatia di un insegnante, ma può diventare un supporto prezioso per rendere la didattica più efficace e inclusiva.

Come colmare il gap formativo

Le scuole e le istituzioni devono investire in modo deciso sulla formazione dei docenti. Alcune strategie utili potrebbero essere:

  1. Creare percorsi formativi obbligatori sull’IA, finanziati a livello nazionale, per garantire uniformità e qualità.
  2. Promuovere la formazione pratica, con laboratori in cui gli insegnanti possano sperimentare direttamente gli strumenti di intelligenza artificiale.
  3. Favorire la collaborazione tra scuole, università e aziende tecnologiche, così da mettere in contatto il mondo dell’istruzione con quello dell’innovazione.
  4. Istituire figure di riferimento in ogni scuola, veri e propri “ambasciatori digitali”, in grado di supportare i colleghi meno esperti.
  5. Valorizzare la formazione come merito professionale, integrandola nei percorsi di carriera e riconoscendone l’importanza nel sistema educativo.

Una rivoluzione da guidare, non da subire

L’intelligenza artificiale non è un fenomeno passeggero: è una rivoluzione destinata a ridefinire il modo in cui impariamo, lavoriamo e pensiamo. Ignorarla significa lasciare che sia la tecnologia a guidare la scuola, anziché il contrario.

Formare i docenti sull’IA significa, in definitiva, restituire alla scuola il suo ruolo centrale come luogo di conoscenza e crescita consapevole. Un insegnante preparato non teme la tecnologia, ma la utilizza per ampliare le opportunità di apprendimento e sviluppare nuove forme di partecipazione e creatività.

La scuola italiana si trova a un bivio: può scegliere di subire l’innovazione o di guidarla. Per farlo, deve partire da chi ogni giorno vive le aule — gli insegnanti — offrendo loro strumenti, conoscenze e fiducia.

L’intelligenza artificiale può diventare una straordinaria alleata della didattica, ma solo se chi insegna è pronto a usarla in modo consapevole e critico.
Ridurre quel 60-70% di docenti senza formazione non è solo un obiettivo tecnico: è una sfida culturale, necessaria per preparare le nuove generazioni a un futuro in cui uomo e macchina collaborano, e l’intelligenza — naturale o artificiale — diventa strumento di progresso per tutti.

Articolo realizzato in collaborazione con il portale ScuolaMagazine.it

Di Giovanni Sarbenno

Sono l'autore di molti post di blog e articoli. Amo quello che faccio e non smetto mai di interrogarmi sul senso della vita.