Quante volte, facendo la spesa al supermercato, ci siamo soffermati a decifrare quelle lunghe e ingarbugliate liste di ingredienti sulle etichette dei prodotti confezionati? E quante volte abbiamo incontrato al loro interno nomi decisamente poco rassicuranti, fatti di sigle e codici numerici a noi poco chiari? Stiamo parlando ovviamente degli additivi alimentari, una realtà che da decenni alimenta un acceso dibattito tra necessità produttive e percezioni dei consumatori.

Un esercito di preziosi alleati

Per comprendere appieno l’importanza degli additivi nella moderna industria alimentare, basti pensare alle numerose funzioni che ricoprono. Antiossidanti, conservanti, acidificanti, addensanti, gelificanti, emulsionanti, stabilizzanti sono solo alcuni esempi di questo esercito silenzioso che interviene nelle diverse fasi di lavorazione e distribuzione degli alimenti. Senza il loro apporto, i prodotti che oggi riempiono gli scaffali dei supermercati avrebbero qualità decisamente inferiore e tempi di conservazione brevissimi.

Immaginate ad esempio un insaccato come il prosciutto cotto o un semplice salame: sarebbero facile preda di muffe e batteri in brevissimo tempo senza il contributo di antiossidanti e conservanti come i nitriti e i nitrati. O come si potrebbe realizzare una maionese o un gelato cremosi e stabili senza l’intervento di emulsionanti ed addensanti? Insomma, gli additivi rappresentano un tassello chiave per l’approvvigionamento alimentare delle società moderne.

Sotto la lente dell’EFSA

Eppure, malgrado la loro importanza produttiva, questi composti chimici generano spesso timori e perplessità tra i consumatori. “Sembrano così artificiosi” sottolinea la signora Maria mentre fa la spesa. “Francamente, non ispirano molta fiducia tutte quelle E maiuscole e quei numeri!”

Un pregiudizio che può essere facilmente smontato considerando gli accurati protocolli di sicurezza a cui sono sottoposti questi ingredienti. Prima della loro approvazione, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) valuta attentamente le loro caratteristiche tossicologiche, metaboliche e di biodisponibilità, stabilendone infine i quantitativi massimi ammessi per legge.

Aziende all’avanguardia come Nutrytex, specializzate nella produzione di additivi alimentari naturali, si muovono con la massima accortezza seguendo meticolosamente le normative europee sui nuovi prodotti immessi sul mercato (novel food). La certificazione no OGM e l’accurata selezione delle materie prime vegetali sono un’ulteriore testimonianza degli elevati standard di sicurezza adottati.

Le devianze dell’opinione pubblica

Nonostante questo rigoroso impianto legislativo, non si placa il contrastante sentimento di sfiducia di una grossa fetta dell’opinione pubblica. Colpisce ad esempio l’esito di alcuni sondaggi, dove numeri importanti di intervistati associano l’utilizzo di additivi ad un maggior rischio di sviluppare patologie gravi. Un dato che stride con le rigorose valutazioni scientifiche condotte ma che non stupisce più di tanto chi opera nel settore alimentare.

Purtroppo sui consumatori impatta molto di più l’aspetto dell’eccessiva “chimicità” che non i dati reali sulla sicurezza di queste sostanze. Anche i nomi a volte indecifrabili e composti da sigle o numeri non aiutano di certo la percezione della loro natura.

Un cambio di approccio necessario

La tendenza del pubblico, specie tra le nuove generazioni di consumatori green oriented, sembra virare rapidamente verso la ricerca di alternative naturali e sostenibili, anche a costo di accettare shelf-life più brevi e prezzi tendenzialmente superiori. Una spinta trainata probabilmente anche dalla dilagante sfiducia nelle modalità di produzione dell’industria alimentare convenzionale.

Un cambio di rotta che richiederà un profondo ripensamento delle strategie comunicative adottate finora dal settore. Non basteranno le solite campagne promozionali fatte di slogan e claim accattivanti. Servirà un approccio autenticamente trasparente, fatto di informazioni chiare ed esaurienti sui singoli additivi, le loro funzioni e la loro reale sicurezza se impiegati correttamente.

Uno sforzo non da poco per un comparto industriale storicamente poco avvezzo all’ascolto e al dialogo con le esigenze dei consumatori finali. Tuttavia un passo necessario per ricucire lo strappo di fiducia e accompagnare il pubblico in questo cammino di evoluzione della cultura alimentare.

Ma, alla fine, gli additivi sono dei preziosi alleati o un male necessario da accettare? La risposta verrà scritta dal cammino stesso dell’industria alimentare e dalla sua rinnovata capacità di includere anche le istanze dei consumatori nelle proprie strategie produttive.

Di Giovanni Sarbenno

Sono l'autore di molti post di blog e articoli. Amo quello che faccio e non smetto mai di interrogarmi sul senso della vita.